A chi non è capitato almeno una volta nella vita di temere il giudizio di un’altra persona, sia essa un genitore, un amico, un partner, un collega o qualcun altro?
La pressione del giudizio degli altri può arrivare ad essere davvero intensa e farci sentire schiacciati e in gabbia quasi come fossimo incapaci di reagire.
Se ci pensiamo un attimo, la nostra Società, fin da quando ognuno di noi era bambino ci ha educato ed abituato ad essere valutati con l’obiettivo di raggiungere un grado di sufficienza sia specifico (ad esempio in una disciplina scolastica) sia generalizzato (in termini di adeguatezza o inadeguatezza).
Ma possiamo dare la colpa unicamente al sistema educativo? Certo che no, infatti oltre a quel tipo di dinamiche dobbiamo ricordarci anche di tutte le volte che ci siamo sentiti adeguati o meno di fronte alla mamma o al papà (chi ha avuto la fortuna di averli entrambi) ed inoltre dobbiamo fare i conti con la capacità che abbiamo avuto nel nostro passato di instaurare relazioni affettive soddisfacenti che ci hanno fatto sentire più o meno adeguati.
Ecco che l’insieme di tutti questi fattori ha contribuito al grado di sicurezza o insicurezza che oggi ci appartiene (che ci piaccia o no).
Di fatto, alla base della paura del giudizio degli altri troviamo un’altra paura, più profonda: quella del rifiuto e della solitudine.
Guidati da questa potente paura può capitare che possiamo essere più o meno autentici per assecondare l’altro ed evitare quindi l’esposizione ad un conflitto altrimenti spaventoso poiché potrebbe portare alla chiusura di quello specifico rapporto e portare quindi alla solitudine.
Ecco che molti di noi (oserei dire tutti con livelli di gravità diversi), indossano delle maschere, un esempio riguarda la costruzione dell’identità digitale che va a tendere all’ideale del falso sé allontanandosi in realtà dall’essenza identitaria di ognuno.
Come posso vincere la paura del giudizio degli altri? Gli esercizi che suggerisco, ben consapevole che non costituiranno una soluzione ma un tampone, riguardano l’allenamento della propria spontaneità, rendere più flessibili i valori che utilizziamo per sentirci adeguati, differenziare tra una critica manipolatoria e una costruttiva che può farci invece crescere. Qualora il senso di dolore della condizione di esposizione al giudizio fosse ingestibile ecco che un percorso di psicoterapia diventa un’arma molto efficace.