C’è chi utilizza sostanze come droga, alcol, cibo o gioco d’azzardo.
C’è chi perde il controllo della propria vita intima.
C’è chi utilizza videogiochi, binge netflix, iper utilizzo da smartphone.
Indipendentemente dal modo tutto questo genera un addormentamento delle emozioni.
Il tema dell’anestesia emotiva è centrale nel nostro tempo e nella nostra società.
Tutte queste sostanze possono diventare dei regolatori emotivi al punto di arrivare a spegnere il “sentire”.
Così abituati a consumare spazio e tempo perdiamo di vista l’istante per vivere ciò che sentiamo.
Lungi dal voler generalizzare!
Eppure chissà perché troviamo spesso dei modi creativi per spegnerci.
Come se ciò che sentissimo non andasse mai bene.
Per chi poi?
Ma perché utilizziamo queste modalità?
Io penso che tanto faccia la frustrazione che il paragone con dei canoni ideali generi nelle persone.
Sentirsi inadeguati per non aver ancora raggiunto degli standard di qualità psicovitaumani.
Queste emozioni pesano terribilmente.
Alcune persone riescono a sublimarle e trasformarle in arte e fantasia.
Altre persone fanno più fatica perché smarriscono la loro identità nel paragone continuo con ciò che si dovrebbe essere o fare.
Addirittura entriamo sul piano dell’esser-ci, dell’esistenza.
Il rischio di spegnere le emozioni è che smettiamo di muoverci nell’esistenza.
E se smettiamo di esistere rischiamo di entrare nel piano della sussistenza, in quel piano che ha più a che fare con le cose inanimate.
Infatti è proprio anestetizzando le emozioni che ci priviamo dell’anima di movimento di vita.
La danza eterna di Eros che genera vita e movimento di crescita e Thanatos che genera il sacrificio di sè per la paura di essere se stessi.
Traduciamo le emozioni in racconto e in esperienza così da cogliere il valore amico di ogni colore emotivo.
E andiamo avanti nella nostra autenticità.