Il termine latino “libido” o “desiderio” ha diverse accezioni in Psicanalisi: per Freud è quella spinta di energia vitale che rappresenta la pulsione sessuale che sarà investita verso se stessi o un oggetto esterno.
Ma perché te ne voglio parlare?
Vedi, ci sono momenti della vita in cui ci si butta più sul lavoro, altri dove investiamo maggiormente sulle relazioni e altri ancora dove disinvestiamo da tutto (Destrudo).
Vi ricordate la danza di Eros (vita) e Thanatos (morte)?
Ecco queste sono le fondamenta.
Se ci pensi ha senso. Usciamo per un momento dal piano simbolico: l’identità ha bisogno di nutrimento esperienziale, di progettualità.
Possiamo dare questo nutrimento partendo dal piano intimo, da quello professionale o ancora affettivo relazionale.
La libido si sposta e viene da noi investita in un’area o nell’altra in base a come ci sentiamo e dove c’è maggior movimento di vita.
Questo spostamento non sempre è intenzionale e spesso è inconscio.
Hai presente quando iperperformi sul lavoro?
O quando ti butti unicamente sulle relazioni fino a creare meccanismi di dipendenza?
Altre volte andiamo via da tutto: l’isolamento.
O ancora spostiamo l’investimento su oggetti meno faticosi e più facilmente accessibili come le sostanze (anche il cibo è una sostanza).
Insomma noi abbiamo bisogno di avere da essere e di trovare una bussola progettuale che ci orienti indipendentemente che realizzeremo o meno quel progetto.
Se proviamo ad agire direttamente potremo sublimare e dare una forma all’esperienza.
Se eviteremo il dolore la libido attuerà inconsciamente il suo spostamento e potremo incontrare anche modi emotivamente faticosi.
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Granularità Emotiva
Restando sul piano delle emozioni voglio parlare con voi di granularità emotiva.
La Psicologa canadese Lisa Feldman Barrett studiò le esperienze emotive di moltissime persone e scoprì che la maggior parte di loro utilizzavano termini generici per descrivere il proprio stato emotivo: triste, arrabbiato, impaurito.
Altre persone invece usavano un linguaggio più articolato e figure retoriche: mi sento fragile come il cristallo.
Insomma la granularità emotiva e quindi l’abilità della persona di descrivere e vivere le emozioni “su misura” sembra dare al nostro cervello degli strumenti più precisi per reagire alle sfide della vita.
Bilanciare le emozioni facilita le strategie di coping e la resilienza.
Insomma il cervello si attiva e risponde alle emozioni dando più o meno energia.
Tuttavia il modo in cui ci raccontiamo le esperienze emotive ha un effetto su quanto intensa sia tale attivazione e quindi su quanta energia andremo a consumare.
La granularità emotiva e quindi la capacità di raccontare e descrivere in modo granulare un’emozione permette di calibrare la reazione del cervello e quindi la nostra. Andremo a risparmiare energia e a vivere meglio.
Tale granularità ci permetterà di calibrare la risposta emotiva alla situazione. Questo risparmio ci potrà portare ad immaginare strategie di reazione differenti rispetto a quelle distruttive orientate all’impotenza.
Passerai da essere spettatore della tua vita ad esserne al timone, proprio grazie alla granularità emotiva.
Grazie Lisa Feldman Barrett!
Emozionarsi
Spesso le persone parlano di emozioni positive e negative.
Nessuna emozione è davvero negativa.
Ci sono emozioni più o meno faticose.
Ne parlavo di recente con una mia cara paziente: in fin dei conti tutte le emozioni sono faticose!
Questo perché implicano movimento e quindi la fatica di agire.
Quindi ogni emozione è faticosa ma proprio qui dentro risiede un motore potentissimo: quello dell’esistenza.
Spegnere questo motore per evitare le emozioni spiacevoli genera la rinuncia a tutto il pacchetto.
E pensando ai colori. Se spengo il nero e il bianco il prezzo da pagare è spegnere tutto lo spettro colorato.
Ogni volta che provi un’emozione traduci la parola fatica nella parola vita.
E tu meriti la vita: quella che ritieni più allineata a te.
Attraversa questa fatica perché le risposte che cerchi non stanno nella testa ma dentro quei colori che a volte si spengono per scelta.
Ma senza l’azione ci perdiamo nel dubbio.
È un po’ come se avessimo una scatola di pastelli colorati ma non avessimo voglia di usarne alcuni: da soli magari non ci piacciono ma insieme generano un bel risultato.
Che dici iniziamo a disegnare?